martedì 16 febbraio 2010

La legge prevede un'amnistia per i reati .....

Politica .
La legge prevede un'amnistia per i reati che sarebbero stati coperti dall'ultimo indulto
Anche la nuova norma transitoria presenta forti dubbi di costituzionalità
La paura del Cavaliere sul processo breve
"Vado avanti ma temo lo stop del Colle"
Anche Fini ha cercato di frenare il premier. Ma lui non sente ragioni
di LIANA MILELLA


Niccolò Ghedini, il legale di Berlusconi da mesi cerca soluzioni legislative ai problemi giudiziari del Cavaliere
ROMA - È la paura più forte che serpeggia nella maggioranza. Anche se Berlusconi ha ripetuto più volte ai suoi, anche dopo lo scontro col Quirinale sul decreto copia-Consulta: "Stavolta, anche se Napolitano ci ostacola sul processo breve, noi andiamo avanti lo stesso". Ma i timori di un nuovo alto là, giusto nelle ultime ore, si sono fatti sempre più forti nel team (Angelino Alfano-Niccolò Ghedini) che gestisce la nuova legge salva premier. E le parole pronunciate a Bari dal presidente della Repubblica sono parse il suggello delle preoccupazioni. Il fantasma che si profila è quello di un Colle che, dopo i reiterati tentativi improntati alla moral suasion per ritirare l'intero testo, cerca di far comprendere come almeno alcune parti sono del tutto inaccettabili. Di fronte all'ostinazione dei berluscones, che non possono cambiare nulla perché altrimenti non raggiungerebbero più l'obiettivo di salvare il loro capo, alla fine il presidente è costretto a rinviare la legge alle Camere. A quel punto Berlusconi sarà costretto a riapprovarla com'è.

Un fatto è certo. È la norma transitoria quella che contiene il più forte fumus di incostituzionalità e fa preoccupare il Pdl. Era inaccettabile nella sua formulazione originaria, quando diceva che il processo breve si applicava subito ai processi in primo grado. Continua a essere a rischio anche ora nella versione firmata da Giuseppe Valentino (ex An) ed escogitata al desco di Arcore con Ghedini, Alfano ed esponenti della Lega. Da quando è stata presentata la scorsa settimana è sotto la lente d'ingrandimento del Quirinale che, con gli uffici tecnici, la sta vivisezionando riga per riga.

Lì Napolitano potrebbe bloccare il testo di Berlusconi. I dubbi sono già consistenti. Perché proprio in quei tre paragrafi il processo breve si svela come legge che non va a beneficio di tutti i cittadini, ma serve dichiaratamente per Berlusconi. Al punto da aprire perfino una contraddizione interna al testo. Se il rito corto, per i reati sotto i dieci anni, deve durare non più di tre in primo grado, due in appello e 18 mesi in Cassazione, per l'entrata in vigore, e per farci rientrare subito i dibattimenti Mills e Mediaset, riguarda i reati commessi fino al 2 maggio 2006, quindi coperti dall'indulto del centrosinistra, che non siano stati chiusi entro due anni. È un'amnistia, ma senza che il Parlamento l'abbia licenziata con i due terzi. Il Csm, col voto favore del vice presidente Nicola Mancino, l'ha già scritto. Avrà un effetto pesante, e pure contraddittorio.

Giovedì, nel pranzo a Montecitorio, Fini ha tentato di far ragionare Berlusconi. "È incostituzionale" gli ha detto. Quell'altro: "Mi dicono di no, e poi io vado avanti lo stesso". Eppure le anomalie sono palesi. I tecnici le stanno mettendo in fila. Due soprattutto. Una riguarda la responsabilità delle persone giuridiche e l'altra la Corte dei conti. La norma transitoria abbraccia tutto. E così si assiste all'assurdo di reati delle società che pur non sono compresi tra quelli coperti dall'indulto, ma che stavolta marciano verso l'estinzione se il processo non è stato chiuso in due. Ghigliottina anche per reati erariali se, come recita la norma, "sono trascorsi almeno cinque anni dalla citazione a giudizio". A scapitarne sarà direttamente lo Stato, con un colpo di spugna auto inferto, visto che i creditori privati potranno andare avanti nei loro giudizi. E dunque la norma transitoria viola il principio basilare della buona amministrazione che la Costituzione declina all'articolo 97.

Alfano e Ghedini hanno ancora un fine settimana per cambiare il testo. Al Senato si vota mercoledì. Ma più d'un segnale lascia intendere che l'intenzione è quella di lasciare tutto com'è. Del resto, per salvare Berlusconi, la via è obbligata ed è scritta in quella norma transitoria.

© Riproduzione riservata (16 gennaio 2010)

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