lunedì 13 dicembre 2010

Società Civile Lucana
14 dicembre
Rispondi •
Troppe volte ti hanno fatto credere che quel che facevano era fondamentale per te....mentre in realtà sistemavano solo i cavoli loro. Ora fiducia/sfiducia secondo Noi sono solo una presa in giro. In realtà al Silvio serve solo di poter dire al Capo dello stato ebbene se si deve votare perché in parlamento non si riesce ad andare avanti allora alle elezioni lo porto io il paese. Insomma deve rimanere presidente del Consiglio per evitare i processi e,forse,le galere. Almeno questa è la nostra opinione ma ci farebbe piacere leggere la tua.


--------------------

Se Silvio Berlusconi otterrà la fiducia, per uno o due voti al massimo, sarà grazie a una quindicina di deputati comprati a prezzo modico e a tre deputate partorienti.

Fiducia a termine, destinata a durare solo finché il governo non lascerà le Camere per tornare ad asserragliarsi nel Palazzo.
Poi provvederà Umberto Bossi a staccare la spina, mandandoci alle elezioni anticipate.
L'esecutivo del "miglior premier degli ultimi 150 anni" è infatti morto da un pezzo. E sarebbe già sepolto se Fini non si fosse fatto convincere, per un eccesso di responsabilità istituzionale, dal capo dello Stato che un mese fa gli chiese di rinviare il voto sulla mozione di sfiducia alla Camera al 14 dicembre, dando così il tempo al Presidente del Consiglio di indire l'asta per gli onorevoli mancanti.
Il presidente della Camera sarà costretto ad astenersi come vuole la prassi.
Ma, se il pannello luminoso di Montecitorio segnasse il pareggio, Fini deve pensare una cosa. Una possibilità ancora c'è l'ha: quella di dimettersi e votare contro il premier. Perderebbe la poltrona, certo.
Ma con la sua sfiducia farebbe davvero la storia






IL REGNO DEI MORTI


Mentre in Senato, cioè nel regno dei morti, il nano bollito arringava stancamente i suoi simili con l’ultima barzelletta del governo dei miracoli, nel regno dei vivi i poliziotti assediavano la villa di Arcore e la Camera dei deputati: purtroppo non per assicurare alla giustizia gli inquilini, ma per contestare il premier e fischiare il ministro Gnazio La Rissa in segno di protesta contro il taglio dei fondi alle forze dell’ordine. Il De Profundis finale, la pietra tombale su 16 anni di propaganda su “sicurezza” e “legge e ordine”. Si attendono ad horas, negli stessi luoghi, manifestazioni di giubilo e gratitudine di ladri, truffatori, rapinatori, stupratori, spacciatori graziati dall’ennesimo indulto mascherato: quello varato l’altro giorno dalla maggioranza alla chetichella, che dal 16 dicembre manderà a casa migliaia di detenuti perché possano festeggiare il Santo Natale e l’ultimo anno di pena ai domiciliari (memorabile la difesa del viceministro Castelli ad Annozero: “Noi non li mettiamo fuori, li mandiamo a casa”, per l’entusiasmo degli elettori leghisti, che avevano capito male: pensavano che li lasciassero dentro). Oggi il pover’ometto otterrà quasi certamente la fiducia, con uno o due voti di vantaggio, grazie a una quindicina di deputati comprati un tanto al chilo e a tre deputate partorienti. Fiducia a tempo, che durerà fino al ritorno delle tre neomamme dal reparto maternità. Provvederà poi Bossi a staccargli la spina quanto prima e a mandarci a votare. Solo nel regno dei morti, infatti, il governo del Cavaliere Inesistente, quello che “la monnezza da Napoli sparirà in tre giorni”, quello che “ricostruiremo L’Aquila in un anno”, quello del “miglior premier degli ultimi 150 anni”, quello che “Ruby è la nipote di Mubarak”, quello che “Putin è un dono di Dio” e “Gheddafi è un leader di libertà”, quello che “la crisi è passata” anzi “non esisterebbe se non ne parlasse Annozero”, quello del lodo Alfano, della legge bavaglio, del processo breve cioè morto, del legittimo impedimento, dello scudo fiscale pro evasori, dell’antimafia con monumento equestre a Mangano, dei tagli alla cultura, alla scuola, alla ricerca, all’università, alla giustizia, alla sicurezza, ma non ai finti premi per i finti film di Dragomira Bonev, può sopravvivere a se stesso per qualche altro giorno. Anzi, sarebbe già morto e sepolto se Fini non si fosse fatto fregare, per un eccesso di responsabilità istituzionale, dal capo dello Stato che un mese fa gli chiese di rinviare il voto sulla mozione di sfiducia alla Camera al 14 dicembre, dando così il tempo al Grande Compratore di acquistare all’asta i deputati mancanti. Ma forse è meglio così: il voto di oggi è una buona occasione, forse l’ultima, per indurre mezza Italia a riflettere su se stessa. Come han potuto milioni di persone votare per uno così, quand’era chiarissimo fin dall’inizio che era sceso in campo solo per farsi gli affari suoi? Come han potuto interi plotoni di giornalisti e intellettuali spacciarlo per l’alfiere della “rivoluzione liberale”, mentre lui trafficava notte e giorno, nelle ore lasciate libere dalle escort, per scampare ai processi e arraffare milioni? Come ha potuto la cosiddetta opposizione, salvo rare eccezioni, glissare sul conflitto d’interessi che proprio in questi giorni ha esplicato la sua geometrica potenza con l’intero gruppo Mediaset (le consultazioni le faceva direttamente Confalonieri) impegnato a offrire carote ai consenzienti e a minacciare bastoni ai dissenzienti? Sabato, alla manifestazione del Pd, nessuno ha osato ricordare la verità: e cioè che B. è abbarbicato disperatamente non al governo, ma all’annesso legittimo impedimento per sfuggire alla giustizia. Ha dovuto ricordarlo Fini. Dall’altra parte chi lo dice passa per un pericoloso dipietrista. Oggi Fini, da presidente della Camera, sarà costretto ad astenersi come vuole la prassi. Ma, se mancasse un solo voto alla sfiducia, una mossa davvero futurista ce l'avrebbe: dimettersi all’istante e votargli contro. Perderebbe la poltrona, ma passerebbe alla storia.

fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'





ROMA, 14 dicembre 2010 - In una Roma blindata comincia il B-day, con il governo appeso a un filo, o meglio alle decisioni dell'ultimo minuto di un manipolo di indecisi, in vista del voto in bilico alla Camera.

Il deputato di Fli Gianfranco Paglia, paracadutista medaglia d’oro al valor militare, rivela a Repubblica: "Ho scelto di confermare la fedeltà e l’amicizia a Fini, ma nel cuore ho la speranza che il governo ottenga ugualmente la fiducia". La cosa che Paglia proprio non riesce a digerire è il fatto di votare la sfiducia insieme alla sinistra: "Non è che la sinistra abbia il diavolo in corpo, ma i valori della destra sono troppo distanti".

Paglia racconta inoltre di aver ricevuto una telefonata del premier: "E’ stato gentile - racconta - una chiacchierata serena. Gli ho detto: presidente, sono a un bivio. O tradisco lei o tradisco Gianfranco Fini. Ho scelto di confermare la fedeltà e l’amicizia a Fini".

Diversa la scelta di un altro indeciso, Antonio Gaglione, deputato di Noi Sud eletto con il Pd: "A Montecitorio ci sarò e voterò: sicuramente mi astengo - dice il cardiochirurgo pugliese in un’intervista a Repubblica - Mi considero una persona coerente. Sono stato eletto con il Pd e quindi non posso votare la fiducia al governo. Però da cittadino comune dico che non possiamo permetterci uno stato di crisi permanente, perché l’economia ci aggredisce, è spietata" .

Non scioglie i dubbi, invece, la deputata di Fli Maria Grazia Siliquini: "Deciderò poco prima. Andrò in bagno dieci minuti prima della chiamata in aula, mi guarderò allo specchio e deciderò", dice in un’intervista a Repubblica. La Siliquini accusa Bocchino di "aver puntato dritto alle dimissioni del premier" e spiega di non essere andata ieri sera alla riunione dei finiani perché "è stato Fini a vanificarla con quella chiusura di in tv domenica, annunciando la decisione di passare all’opposizione".

Quanto alle voci secondo cui le sarebbe stato offerto un nuovo sottosegretariato, la deputata risponde: "Fesserie. Non lo rifarei mai, e’ un lavoraccio

Nessun commento:

Posta un commento