martedì 14 dicembre 2010

il paese dei volta gabbana

Governo, Razzi a Di Pietro: “Lascio l’Idv”. E confonde Micca con Toti
Intanto il sito di Razzi è scomparso. Al posto di antoniorazzi.org compare la pagina di un altro sito che pubblica una lettera dal titolo: "Il lungo, sofferto tragitto di Razzi nell'Italia dei valori si è concluso oggi"
Antonio Razzi, il deputato che in settembre denunciava di aver ricevuto una serie di offerte in cambio del suo sostegno all’esecutivo (guarda il video qui sotto), ha lasciato l’Italia dei Valori per aderire al gruppo misto “Noi Sud”, annunciando la volontà di sostenere il governo Silvio Berlusconi. Intanto il sito di Razzi è scomparso. Al posto di antoniorazzi.com compare la pagina di un altro sito che pubblica una lettera dal titolo: “Il lungo, sofferto tragitto di Razzi nell’Italia dei valori si è concluso oggi”. L’onorevole ha inoltre scritto una lettera al suo ormai ex leader, Antonio Di Pietro. Una missiva in cui motiva la sua decisione, ripercorre la sua storia nell’Idv e accusa l’ex magistrato di averlo mortificato. Ma nel testo Razzi confonde il patriota Pietro Micca con Enrico Toti.

“Non rinnego lo spirito con cui ho lavorato – si legge nella lettera – ma, dato che non hai saputo o voluto essere leale, ho deciso di non fare più parte della tua squadra”. Perché “da te, caro Antonio, ho ricevuto solo mortificazioni». «Ho sopportato la tua indifferenza ai miei sforzi di essere all’altezza, le mortificazioni e le offese più o meno esplicite sul mio conto», è un altro passaggio della lettera di Razzi, per il quale gli anni con l’ex magistrato “hanno rappresentato solo sofferenze e mia moglie ne sa qualcosa per essersi ammalata a causa delle mortificazioni procuratemi dal tuo comportamento. Caro Antonio, non sono Pietro Micca. Non sono quello che lancia la stampella contro il nemico e decide di soccombere“, aggiunge Razzi confondendo il militare sabaudo che si fece saltare in aria per impedire ai francesi di conquistare Torino nel 1706 con Enrico Toti, eroe italiano della Prima guerra mondiale. “Quello che però non accetto – è lo sfogo del parlamentare – è la convinzione che tu hai di essere al di sopra dell’uomo Razzi, sempre e comunque, dimenticando che quest’uomo ha vissuto una vita, una sola moglie, creato una famiglia, avuto dei figli e oggi ha dei nipoti”.

Ma ecco il video in cui Razzi racconta di aver ricevuto delle avances in cambio del suo voto favorevole all’esecutivo: “Si è parlato di pagarmi il muto e darmi un posto nel Governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”.



L’improbabile istrione
http://www.gliitaliani.it/2010/12/limprobabile-istrione/

Ancora e sempre improbabile istrione, anche ieri ha messo in scena una puntata, l’ennesima della sua interminabile pièce teatrale, l’istrione, la sua parte preferita. È aggrappato alla sua sedia, alla sua protetta e blindata posizione per un calcolo facile facile da palesare, proteggersi dai processi e dalle probabili condanne che i tanti processi in corso sono in attesa di potergli propinare. Legittimo impedimento dunque, tutta qua la storia, una storia di basso bassissimo livello morale, ma di alto altissimo interesse economico e giudiziario personali. Altro che crisi, altro che protezione dell’Italia, altro che stabilità. Qua di stabile c’è solo il suo interesse, niente più. Finchè il nostro resiste aggrappato alla sua sedia, come e ben più di quanto facessero i politici della prima repubblica, non si va avanti, a tutto vantaggio di Bossi che aumenta il consenso ed impone la sua politica chiusa, ottusa e reazionaria. Lui si difende con tutti i mezzi, attaccando e poi negando, facendo l’istrione o investendo, in tutti i sensi, per il futuro, peccato solo sia il suo di futuro e dei suoi schiavi. Ha rifiutato le ultime offerte, ha rifiutato di dimettersi per poi essere nuovamente incaricato, non si fida è chiaro, non è solo una questione di orgoglio o presunzione, avrà pensato: mi dimetto e questi mi fregano e vai tutti i giudici all’assalto! Oggi Roma, i palazzi, i fortini del potere sono blindati, dicono che verranno issate anche reti metalliche per impedire ai manifestanti di andare sotto ad urlare il disprezzo verso una politica lontana dalla gente e dai suoi bisogni, lontana dai ragazzi e dai loro sogni, lontana da una realtà che sta diventando sempre più difficile e ci opprime. Spero solo non accada nulla di grave, non ci siano fatti che in qualche modo diano la sponda all’istrione per giustificare la sua presenza ed il suo comando. Diamo una lezione a questi attori mezze tacche, una lezione di democrazia e civiltà ma anche di serietà e di fermezza, basta con i giochi di prestigio avanti con chi ha voglia di lavorare per il futuro.
Roberto Orsatti


Per un pugno di voti. Tra ripensamenti e promesse la fiducia sale a 312

di Giuliano Rosciarelli

Questa mattina il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto al Senato per chiedere la fiducia al suo governo. Quanto detto dal premier non passerà alla storia della Repubblica italiana. Del resto lui non è uomo di parole, come ama definirsi, ma di fatti. E di fatti in questi giorni che hanno preceduto questa due giorni (domani va alla Camera) di maratona parlamentare se ne sono visti tanti e forse questi si passeranno alla storia. Scritti nero su bianco sulle pagine più nere della nostra esperienza repubblicana. Il mercato delle vacche ha dato scempio della moralità costituzionale. “Omuncoli” miracolati, con il cappello in mano e il cartello del prezzo appeso al collo sono diventati di colpo il perno su cui si reggono le sorti del nostro Paese, la cui situazione economico-sociale è ormai ad un bivio. Appena la crisi ha cominciato a battere sul portone di Palazzo Chigi, il nostro premier, esperto di calcio mercato, ha subito messo in campo le sue abilità di “affabulatore”. Le stesse doti messe in campo contro Prodi (anche se poi non ce ne fu bisogno perché il povero “mortadella” cadde da solo). In Italia, la Costituzione sancisce con chiarezza e stringatezza che il parlamentare “rappresenta la Nazione e esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67).

Interpretato da troppi parlamentari come assoluta liberta’ di perseguire i propri interessi, questo articolo ha legittimato le trasmigrazioni di parlamentari; reso enorme e abnorme la liberta’ di movimento; consentito di lodare (ma anche no) la capacita’ di cambiare voto e di voltar gabbana alla ricerca quasi sacrosanta di poltrone. Soltanto alcuni giornali “liberal” (e ben pensanti) stigmatizzano questi comportamento ma la maggior parte delle volte lo fanno esclusivamente quando a loro non conviene. Non ricordo alzate di scudi “repubblicani” quando sull’onda alta di sessanta straccioni di Valmy vennero congiuntamente sepolti l’improvvido governo Prodi e la mai alimentata esperienza dell’Ulivo e venne formato il primo governo D’Alema, un governo di responsabilità nazionale ante litteram. Vero e’ che, adesso, i parlamentari “svincolatissimi” dal loro mandato hanno nelle mani non soltanto la sorte del governo Berlusconi, ma, secondo alcuni, addirittura la sopravvivenza del berlusconismo felice. A questo punto, sarebbe probabilmente utile combattere la battaglia contro i voltagabbana cominciando ad analizzarli uno per uno, con le loro carriere e le loro ambizioni. Sapendo che con la vigente legge elettorale nessuno dei parlamentari e’ entrato in Parlamento per fulgidi meriti proprio, ma esclusivamente perché nominato dal suo leader o capo corrente di riferimento, bisognerebbe chiedere a quei leader e a quei capicorrenti perché mai hanno nominato parlamentari che, adesso, stanno vorticosamente voltando le loro gabbane.

La fiducia si da’ e si nega con voto palese per appello nominale. Dunque, un compito gratificante attende gli operatori dei mass media, giornali, radio e televisioni, e gli elettori. Vengano registrati con nome e cognome i votanti e anche gli assenti, sicuramente indisposti o in missione. Gli elettori tengano conto nelle loro comunque prossime scelte di voto di quanto hanno visto e decidano se i parlamentari tanto attenti a “rappresentare la Nazione” abbiano anche saputo rappresentare, come dovrebbero, le loro preferenze di elettori di questa nazione interessati a governi stabili, decenti, operativi. Poi, magari, verrà il tempo di riflettere sul come rendere effettiva e incisiva la “rappresentanza della Nazione” attraverso una apposita legge elettorale che consenta agli elettori, ai quali unicamente appartiene la sovranità, dare la loro valutazione sui comportamenti dei rappresentanti. Si vedrà, allora, che il problema non e’ tanto, comunque non e’ soltanto, il premio di maggioranza, ma sono le lunghe liste bloccate di nomi di sconosciuti miracolati sempre alla ricerca del patrono piu’ affidabile. I Vichinghi hanno sconfitto i loro trasformisti grazie ad una cultura politica fatta di impegni da mantenere, di lealtà di rapporti e di partiti democratici al loro interno. Con una cultura non dissimile, i Britanni hanno deciso che i collegi uninominali possono costituire una potente garanzia di comportamenti che rispondano agli elettori attenti e informati. Finita la sbornia dei moralisti “liberal” e degli allegri e tumultuanti voltagabbana, si metta sobriamente all’ordine del giorno la definizione concreta dei collegi uninominali (magari ripescando quelli in funzione per il Senato dal 1994 al 2001). Potrebbero molto presto tornare utili.

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3 deputate in gravidanza (Giulia Bongiorno, Giulia Cosenza (Fli) e Federica Mogherini (Pd)) metterebbero a rischio la stabilità del governo… Altro che eversione! Questo è un golpe premaman!




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